La diminuzione delle vendite si è presto tradotta in licenziamenti di massa, chiusure di stabilimenti ed un senso diffuso di incertezza tra gli operatori dell’intera filiera produttiva.
La nostra analisi, oltre a fornire una panoramica aggiornata della situazione, si concentra sulle cause e le possibili conseguenze che possono manifestarsi nel breve e medio periodo.
Le tre grandi cause del declino
Abbiamo individuato tre cause principali che hanno contribuito a concretizzare l’attuale declino del settore automotive.
1. L’avanzata della concorrenza cinese
Tutti gli esperti concordano nell’individuare la crescente concorrenza dei produttori cinesi come prima causa dell’erosione della competitività dell’industria europea.
Aziende come BYD e XPeng hanno guadagnato grandi fette di mercato grazie ad un mix vincente:
- veicoli elettrici a basso costo,
- tecnologie avanzate,
- una supply chain più agile.
Nell’ultimo anno le vendite di auto cinesi in Europa hanno raggiunto una quota di mercato superiore al 17%. Secondo il report 2024 dell’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA): i produttori cinesi hanno goduto di un’espansione globale delle vendite di oltre il 5% su scala mondiale, consolidando la sua posizione di maggior produttore mondiale.
I sussidi statali e la politica del governo cinese permettono di vendere i veicoli a prezzi molto competitivi, andando ad attrarre una fascia di consumatori sempre più ampia e mettendo in crisi i marchi storici dell’occidente.
2. Cambiamento culturale e repulsione verso l’elettrico
Il cambiamento culturale delle nuove generazioni ha influito negativamente sui volumi di vendita. Sempre meno giovani vedono l’automobile come uno status symbol e soluzioni alternative come il trasporto pubblico, la micromobilità (biciclette, monopattini elettrici) ed il noleggio a lungo termine stanno sostituendo l’auto privata come mezzo di trasporto personale, soprattutto nei centri urbani.
Le auto elettriche, accolte in modo favorevole alcuni anni fa, registrano una diffidenza sempre maggiore da parte dei consumatori. Le cause sono molteplici: prezzi ancora troppo alti, autonomia limitata, carenze infrastrutturali dei sistemi di ricarica oltre ai dubbi crescenti sull’effettivo impatto ambientale del ciclo produttivo.
Le vendite dei veicoli elettrici non decollano come previsto, i concessionari in Italia rilevano una crescente diffidenza nei confronti dei veicoli elettrici: chi è passato ad un veicolo elettrico spesso ha manifestato disagi per quanto riguarda i costi (sia del veicolo che dell’energia) e la scomodità di avere una scarsa autonomia ed ancora pochi punti di ricarica.
3. Sanzioni e regolamentazioni imposte dall’Unione Europea
L’ultimo freno alla crescita del settore è arrivato dall’interno, direttamente da Bruxelles nel cuore dell’Europa. Le nuove normative ambientali, che prevedono a partire dal 2035 lo stop alla vendita di auto a combustione interna, hanno costretto i costruttori ad impiegare ingenti somme in ricerca e sviluppo per adeguarsi alle regole.
Da inizio 2025 un nuovo elemento politico ha ulteriormente aggravato la situazione: le sanzioni economiche e le barriere commerciali scatenate dall’amministrazione Trump stanno aggravando i costi di produzione.
Alcune case automobilistiche, come ad esempio Stellantis, hanno comunicato l’intenzione di spostare parte della produzione in America con il duplice scopo di eliminare il peso dei dazi e continuare a produrre veicoli endotermici grazie alle politiche No Green dell’attuale amministrazione americana.
La politica industriale europea sta rivalutando la questione ambientale per potersi assicurare la sopravvivenza economica.
Audi e Stellantis: due giganti in crisi
Tutti i produttori di veicoli non sono immuni agli effetti negativi della situazione attuale, ma la crisi ha messo in seria difficoltà soprattutto due colossi europei dell’auto: il gruppo Audi e Stellantis. Contenimento dei costi o investimenti per migliorare l’efficienza e la competitività? Andiamo a vedere come queste due società stanno affrontando la situazione.
Il caso Audi
Il marchio tedesco Volkswagen, di proprietà del gruppo Audi, ha dovuto affrontare una notevole flessione delle vendite: le aspettative per le vendite dei nuovi veicoli elettrici sono state smentite dalla realtà e la casa automobilistica ha dovuto rivedere i suoi piani.
Anche la fascia dei veicoli di lusso ha registrato una notevole battuta d’arresto: la vendita di Porsche ha registrato un calo dei volumi, soprattutto per la riduzione delle vendite in Cina.
I piani che prevedevano di convertire l’80% della produzione in veicoli elettrici entro il 2030 sono stati abbandonati a causa del riscontro ottenuto dal mercato.
Lo stabilimento Audi di Bruxelles, dove veniva prodotto il SUV elettrico Audi Q8 e-Tron, ha dovuto chiudere i battenti a febbraio 2025 con il licenziamento di 3.000 dipendenti.
Per fronteggiare al calo delle vendite e restare competitivi sul mercato l’azienda ha deciso di lanciare una nuova gamma di veicoli endotermici, accantonando temporaneamente la conversione totale della produzione.
Sul piano occupazionale i dazi americani ed il calo della domanda stanno mettendo in crisi il vecchio continente: i tagli previsti entro la fine dell’anno ammontano a circa 10.000 posti di lavoro con la chiusura di diversi impianti minori in Germania e in Europa orientale.