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Crollo Dell'Automotive Europeo: Facciamo Il Punto Su Cause e Effetti

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Carlo

23/06/2025 - 10.53

Il mercato automotive europeo sta attraversando una crisi che non ha risparmiato neppure colossi del settore come BMW, Volkswagen e Stellantis. Il trend delle vendite verso il basso ha iniziato a manifestarsi da alcuni anni, ma la sua corsa verso il basso si è accentuata tra il 2023 ed il 2025.

Crollo Dell'Automotive Europeo: Facciamo Il Punto Su Cause e Effetti

La diminuzione delle vendite si è presto tradotta in licenziamenti di massa, chiusure di stabilimenti ed un senso diffuso di incertezza tra gli operatori dell’intera filiera produttiva.

La nostra analisi, oltre a fornire una panoramica aggiornata della situazione, si concentra sulle cause e le possibili conseguenze che possono manifestarsi nel breve e medio periodo.

 

Le tre grandi cause del declino

Abbiamo individuato tre cause principali che hanno contribuito a concretizzare l’attuale declino del settore automotive.

1. L’avanzata della concorrenza cinese

Tutti gli esperti concordano nell’individuare la crescente concorrenza dei produttori cinesi come prima causa dell’erosione della competitività dell’industria europea.

Aziende come BYD e XPeng hanno guadagnato grandi fette di mercato grazie ad un mix vincente: 

  • veicoli elettrici a basso costo, 
  • tecnologie avanzate, 
  • una supply chain più agile.

 

Nell’ultimo anno le vendite di auto cinesi in Europa hanno raggiunto una quota di mercato superiore al 17%. Secondo il report 2024  dell’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA): i produttori cinesi hanno goduto di un’espansione globale delle vendite di oltre il 5% su scala mondiale, consolidando la sua posizione di maggior produttore mondiale. 

I sussidi statali e la politica del governo cinese permettono di vendere i veicoli a prezzi molto competitivi, andando ad attrarre una fascia di consumatori sempre più ampia e mettendo in crisi i marchi storici dell’occidente.

 

2. Cambiamento culturale e repulsione verso l’elettrico

Il cambiamento culturale delle nuove generazioni ha influito negativamente sui volumi di vendita. Sempre meno giovani vedono l’automobile come uno status symbol e soluzioni alternative come il trasporto pubblico, la micromobilità (biciclette, monopattini elettrici) ed il noleggio a lungo termine stanno sostituendo l’auto privata come mezzo di trasporto personale, soprattutto nei centri urbani.

Le auto elettriche, accolte in modo favorevole alcuni anni fa, registrano una diffidenza sempre maggiore da parte dei consumatori. Le cause sono molteplici: prezzi ancora troppo alti, autonomia limitata, carenze infrastrutturali dei sistemi di ricarica oltre ai dubbi crescenti sull’effettivo impatto ambientale del ciclo produttivo.

Le vendite dei veicoli elettrici non decollano come previsto, i concessionari in Italia rilevano una crescente diffidenza nei confronti dei veicoli elettrici: chi è passato ad un veicolo elettrico spesso ha manifestato disagi per quanto riguarda i costi (sia del veicolo che dell’energia) e la scomodità di avere una scarsa autonomia ed ancora pochi punti di ricarica.

 

3. Sanzioni e regolamentazioni imposte dall’Unione Europea

L’ultimo freno alla crescita del settore è arrivato dall’interno, direttamente da Bruxelles nel cuore dell’Europa. Le nuove normative ambientali, che prevedono a partire dal 2035 lo stop alla vendita di auto a combustione interna, hanno costretto i costruttori ad impiegare ingenti somme in ricerca e sviluppo per adeguarsi alle regole.

Da inizio 2025 un nuovo elemento politico ha ulteriormente aggravato la situazione: le sanzioni economiche e le barriere commerciali scatenate dall’amministrazione Trump stanno aggravando i costi di produzione. 

Alcune case automobilistiche, come ad esempio Stellantis, hanno comunicato l’intenzione di spostare parte della produzione in America con il duplice scopo di eliminare il peso dei dazi e continuare a produrre veicoli endotermici grazie alle politiche No Green dell’attuale amministrazione americana.

La politica industriale europea sta rivalutando la questione ambientale per potersi assicurare la sopravvivenza economica.

 

Audi e Stellantis: due giganti in crisi

Tutti i produttori di veicoli non sono immuni agli effetti negativi della situazione attuale, ma la crisi ha messo in seria difficoltà soprattutto due colossi europei dell’auto: il gruppo Audi e Stellantis. Contenimento dei costi o investimenti per migliorare l’efficienza e la competitività? Andiamo a vedere come queste due società stanno affrontando la situazione.

 

Il caso Audi

Il marchio tedesco Volkswagen, di proprietà del gruppo Audi, ha dovuto affrontare una notevole flessione delle vendite: le aspettative per le vendite dei nuovi veicoli elettrici sono state smentite dalla realtà e la casa automobilistica ha dovuto rivedere i suoi piani.

Anche la fascia dei veicoli di lusso ha registrato una notevole battuta d’arresto: la vendita di Porsche ha registrato un calo dei volumi, soprattutto per la riduzione delle vendite in Cina.

I piani che prevedevano di convertire l’80% della produzione in veicoli elettrici entro il 2030 sono stati abbandonati a causa del riscontro ottenuto dal mercato. 

Lo stabilimento Audi di Bruxelles, dove veniva prodotto il SUV elettrico Audi Q8 e-Tron, ha dovuto chiudere i battenti a febbraio 2025 con il licenziamento di 3.000 dipendenti.

Per fronteggiare al calo delle vendite e restare competitivi sul mercato l’azienda ha deciso di lanciare una nuova gamma di veicoli endotermici, accantonando temporaneamente la conversione totale della produzione.

Sul piano occupazionale i dazi americani ed il calo della domanda stanno mettendo in crisi il vecchio continente: i tagli previsti entro la fine dell’anno ammontano a circa 10.000 posti di lavoro con la chiusura di diversi impianti minori in Germania e in Europa orientale.

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Il caso Stellantis

Il gruppo Stellantis risulta soffrire di una situazione altrettanto complessa caratterizzata da un brusco calo delle vendite nel corso del 2024. Solo nel continente europeo le vendite sono diminuite del 12%, ma anche in America Latina le vendite hanno subito un brusco arresto dopo un anno favorevole registrato nel corso del 2023.

Nel 2024 il titolo in borsa ha visto una corsa verso il basso, alimentata dal calo delle vendite e dall’incertezza generata in parte dal caos burocratico di Bruxelles.

Tavares ha dato le dimissioni nel dicembre 2024 pagando il flop dell’elettrico che ha eroso risorse: la nuova 500 elettrica non ha venduto quanto sperato ed il pubblico italiano mostra ancora reticenza verso i veicoli con batterie. 

La compagnia ha chiesto di rivedere il patto del Green Deal, sostenendo che il mercato non è ancora pronto per il passaggio all’elettrico e le case di produzione stanno pagando le imposizioni dell’Unione Europea.

Stellantis prevede oltre 5.000 esuberi distribuiti tra Francia, Italia e Germania nel corso del 2025. I piani del management prevedono la chiusura di almeno due stabilimenti, tra cui quello storico di Melfi.

 

Effetti sulla filiera e sull’occupazione

Come anticipato per Stellantis e Audi il crollo del settore automotive ha effetti sull’occupazione con ripercussioni che si manifestano a cascata su tutta la filiera industriale. Fornitori di componentistica, imprese logistiche, aziende che si occupano di software subiscono tutte l’influenza del trend negativo del settore.

In Italia le numerose PMI legate all’indotto ex-FCA stanno affrontando da anni una crisi capace di condurre centinaia di officine, aziende meccaniche prossime al rischio di chiusura.

Ad aggravare lo scenario sono arrivati i dazi americani che stanno spingendo i Top Management delle grandi case automobilistiche a pianificare lo spostamento di parte della produzione in USA.

 

Uno scenario in rapida trasformazione

Il futuro dell’automotive europeo resta incerto. Alcuni analisti prevedono una riconfigurazione totale del settore, in cui le case tradizionali perderanno sempre più terreno a favore di nuovi player più snelli e tecnologicamente avanzati, molti dei quali provenienti dall’Asia.

 

La sfida si gioca su più fronti:

 

  1. Innovazione tecnologica: le auto del futuro saranno sempre più software-defined. Chi non investe oggi su AI, guida autonoma, connettività e sistemi avanzati di assistenza alla guida rischia l’obsolescenza.
  2. Accessibilità economica: servono modelli elettrici entry-level realmente competitivi, altrimenti il mercato resterà bloccato.
  3. Infrastrutture e incentivi: senza un sistema efficiente di ricarica e senza incentivi pubblici significativi, la transizione ecologica sarà solo una chimera.

 

Il crollo dell’automotive europeo non è solo una crisi congiunturale, ma il sintomo di un cambiamento strutturale profondo. Le case automobilistiche si trovano strette tra un mercato che cambia, normative stringenti e una concorrenza agguerrita. La risposta non può limitarsi a tagli e razionalizzazioni: servono politiche industriali lungimiranti, investimenti mirati e una nuova visione della mobilità. Altrimenti, l’Europa rischia di perdere definitivamente la corsa per l’auto del futuro.

 

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