GIAMARO, azienda italiana da sempre attenta all'artigianalità e all'innovazione, ha annunciato il suo ingresso ufficiale nel mondo delle hypercar. Non è un teaser, non è un concept buttato lì: è realtà. E, come ogni buona storia italiana che si rispetti, parte da passione, design e un pizzico di follia ingegneristica.
Dall’artigianalità al carbonio: la filosofia GIAMARO
Il DNA di GIAMARO non si rinnega. Nata da un sogno che unisce eccellenza meccanica e sensibilità stilistica, l’azienda ha sempre avuto un occhio rivolto verso la produzione su misura, la personalizzazione estrema e la qualità dei materiali. Non stupisce quindi che il debutto nel segmento hypercar sia una naturale evoluzione.
La loro prima creatura ad alte prestazioni promette di essere un manifesto di stile e tecnica: monoscocca in fibra di carbonio, aerodinamica attiva e un powertrain che, pur non essendo ancora stato svelato nei dettagli, punta a superare i 1.000 CV. Sì, mille. Ma attenzione, non è solo una questione di cavalli: il vero cuore del progetto è il rapporto che intercorre tra la persona e la macchina.
Hypercar, ma con anima
Nel mercato globale delle hypercar, spesso dominato da cifre da capogiro e performance da videogioco, GIAMARO ha deciso di aggiungere un tocco diverso. Non solo velocità e numeri da Guinness, ma una guida coinvolgente, quasi "analogica" nel feedback, pensata per far sorridere anche il pilota più esigente.
L’obiettivo? Creare un’auto che sia godibile non solo in pista, ma anche su una strada di montagna. Perché, diciamolo, se hai una hypercar italiana e non ti emozioni tra i tornanti delle Dolomiti, stai forse perdendo il punto.
Made in Italy, per davvero
La bandiera tricolore non è solo un adesivo sul cofano. GIAMARO ha deciso di produrre ogni elemento critico in Italia, collaborando con una rete di fornitori selezionati tra il meglio della componentistica e della manifattura del nostro Paese. Dalle sospensioni regolabili ricavate dal pieno, ai sedili in Alcantara cuciti a mano, fino alle finiture in carbonio lavorato a vista: ogni dettaglio parla italiano.
E non è solo una questione di orgoglio nazionale. È anche una scelta di controllo qualità, cultura progettuale e capacità di rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più preparato.